Il teatro ai tempi del Corona virus
Il Coronavirus si è diffuso con una rapidità letale, lasciando tantissimi lavoratori in situazioni di enorme disagio. Una di queste categorie è quella del mondo dello spettacolo, in particolare l’universo teatrale.
La chiusura forzata dei teatri ha obbligato l’annullamento degli spettacoli in cartellone, facendo saltare tanti accordi in corso e/o presi per il futuro più prossimo.
Tante compagnie e produzioni si sono ritrovate in una fase di stallo che però è paragonabile, nel bene e nel male, a una nuova rinascita.
Sì, si può parlare di rinascita poiché chiedere di stare fermo a un attore, abituato a muoversi tra mille spazi e altrettante prove e corse in metro, è praticamente impossibile.
Gli attori, i registi, i danzatori, i coreografi lo sanno e si riconosceranno in queste poche righe; loro vivono una vita frenetica costruita nei mesi e rinforzata giorno per giorno.
Questo virus è un fulmine in un cielo già poco sereno.
“L’arte non si ferma” è lo slogan lanciato e sposato da tutti gli addetti ai lavori, ed è vero, l’arte effettivamente non si ferma e mai lo farà.
Per ora il grande quesito già posto in osservazione è “il teatro non morirà, i teatranti chi lo sa”, ma i teatranti si stanno dando da fare in modo alternativo: oggi sono i mestieranti che decidono di raggiungere il pubblico in tutti i modi.
L’iniziativa presa dalla giovane produzione romana FMG è cercare di produrre contenuti giornalieri sui propri canali social, in modo da permettere all’audience di poter godere qualche piccolo stralcio di arte.
Sono stati realizzati piccoli monologhi nuovi letti da attori che hanno già collaborato in passato e con cui si sta creando un’affiliazione, sono stati letti alcuni estratti di spettacoli già andati in scena e sono state lette alcune cose che per questioni di priorità non avevano mai visto la luce, come ad esempio delle poesie.
Tutto questo è disponibile sulla IGTV (la televisione di Instagram) e sulla pagina Facebook del collettivo romano.
Una buona alternativa potrebbe essere cercare di coinvolgere i siti e i blog e le pagine dedicati all’argomento, pubblicando interviste o semplici chiacchierate al fine di spronarli a dare al mondo del teatro un ulteriore spazio in questo periodo di, seppur inaspettata, maggior visibilità (le persone stanno di più al computer o sul cellulare per navigare nel web).
Un altro passo per sopravvivere a tutto questo è quello di riprogrammare tutte le mosse fatte fino ad oggi.
La produzione FMG aveva in programma degli eventi di stand up comedy nel mese di marzo e alcune repliche dello spettacolo “Silvia”, un dramma contro il cyber bullismo, nonché l’uscita di due opere inedite e in questi giorni sta cercando di muoversi in questo mare tumultuoso qual è la riorganizzazione della prossima stagione dei teatri, in modo da ripianificare le date involontariamente andate perse e quelle già in programma per i cartelloni del prossimo anno (tutte le prossime stagioni rischiano di slittare per favorire il piazzamento degli spettacoli di quest’anno).
Sono giorni di colloqui telefonici atti alla gestione, giorni in cui il palco si è spostato nelle case degli attori, giorni in cui il teatro prova a vivere nei social network reinventandosi con iniziative quali la programmazione in streaming degli spettacoli, inizialmente sposata da tutti ma messa in pratica da poche compagnie, chi con maggiore successo incontrando la curiosità dei neofiti e chi con minore scontrandosi con lo sgomento dei vecchi affezionati conservatori che, in parte giustamente, osservano che il teatro va vissuto nel suo specifico luogo e che l’emozione non possa arrivare tramite uno schermo.
FMG si pone come obiettivo quello di condividere più contenuti possibili con il suo pubblico, sposando l’idea che questo momento potrà portare nuova forza e costringerà le compagnie a confrontarsi con quel mondo che umanamente frequentiamo ma che artisticamente un po’ facciamo difficoltà ad approcciare, quello dei social network.
Il futuro del teatro parte da qui, da questo momento di apparente buio, dalle realtà più piccole alle più grandi; va compreso che ora come non mai c’è bisogno di essere presenti e di coinvolgere persone che in questo momento, grazie al maggior tempo a disposizione, sono disposte a scoprirci magari riuscendo anche ad abbattere quel pregiudizio che recita “il teatro è una cosa per snob”.
La parola d’ordine è condivisione. Condivisione nel senso di unione tra colleghi, di collaborazione, di distribuzione di contenuti e di apertura verso gli altri e verso ciò che sta succedendo.
Oggi, volenti o nolenti, si costruisce il teatro di domani e chissà, magari vedremo spettacoli in streaming a causa di un sold out in platea, attori che portano virtualmente il pubblico più curioso a vivere il backstage delle prove o registi che dialogano a fine spettacolo con gli spettatori su come costruiscono i propri spettacoli.
Perché in fondo vale un po’ il principio “dalla platea per la platea”: l’energia del pubblico carica gli attori, che a loro volta restituiscono quella forza ricevuta in forma di spettacolo, di performance.
Purtroppo vale anche il principio da sempre presente nell’ultimo decennio (anche di più), ossia che le persone devi comunque portarle tu, che sia tramite web o col passaparola.