Nascita della posizione posturale classica nel ballo del XVIII secolo
“Niente è più nocivo e più molesto… che il far conoscer l’arte in ciò che d’esser finto è manifesto”.
Carlo Blasis
Si tratta di una frase estrapolata dal trattato di Carlo Blasis, espressa ed estratta a sua volta dal libro di Luigi Riccoboni (Arte Rappresentativa del 1728), il quale con la sua esclamazione vuole trasmettere quanto sia facile e sgradevole lasciare per errore intravedere, mentre si esegue qualcosa di artistico, elementi negativi come lo sforzo e l’artificio.
Stiamo parlando di un periodo storico nel quale specialmente in arti come quella della danza, vengono subiti drastici cambiamenti, implementazioni di passi, innesti di codici ed infine rivoluzioni di metodologie posturali di scena.
Ed è proprio su quest’ultimo elemento che ci vogliamo soffermare in questo breve articolo: la postura danzaria subisce un profondo ed eclatante cambiamento verso una posizione sempre più slanciata e perfetta.
A partire dal secolo precedente a quello che determina il lasso storico di maggiore impatto per le regole tecniche del balletto di Corte, riconosciuto poi in tutta Europa come ballo classico, le posture dei ballerini iniziano ad assumere quella determinante, allungata ed eretta posizione fisica che identifica in tutto e per tutto l’elemento base degli esecutori quando si accingono alla loro entrata in scena.
Questo è da considerarsi come un eventuale tipo di retaggio dell’estetica classica, così come una innumerevole mole di passi e posizioni aggiunte nel XVIII e XVIV secolo dai coreografi che sono rimasti impressi a fuoco nella storia e negli scritti di questa corrente artistica.
La cosiddetta posizione elevata del tronco, del collo e del busto, se messa in scena tramite uno stile del tutto semplice e privo di ogni qualsivoglia rigidità, è in grado di iniziare a rappresentare tutta quella sintesi di ogni principio etico ed accademico sino ad allora implementato, nei confronti della danza, intesa come arte collegata all’indottrinamento nobile.
Per quanto forzata e considerata in alcuni casi interpretativi, un po’ al di sopra alle righe, tale postura elevata deve cercare di apparire in scena il più verosimile possibile; proprio per questo la bravura del danzatore nell’adottarla deve avvenire con una dote innata di grande disinvoltura mentre, tra l’altro, vengono assieme ad essa eseguiti difficili passi e complicate coreografie.
Sono i primi periodi dove tutte queste tecniche iniziano ad essere mescolate tra loro in scena, aprendo una prospettiva tecnica e teorica del balletto classico verso nuovi orizzonti.